Visita a Santa Teresa Gallura

Visita a Santa Teresa Gallura

Musica, colori, folklore

Vissi di Viaggio rimane in Gallura, in visita ad uno dei suoi centri più rinomati ed apprezzati: Santa Teresa Gallura. La località si distende su 71 chilometri di costa, compresa tra il promontorio di Capo Testa e Capo Ferro ed il suo territorio si spinge all’estremo nord, laddove le Bocche di Bonifacio la separano dalla Corsica. Santa Teresa vanta un’origine nuragica, risalente a circa 4000 anni a.C., rivelata dalla presenza del villaggio di Lu Brandali, presso la Baia di Santa Reparata, dove si trovano rovine di torri edificate con grandi massi di pietra, che arrivano fino alla cima del monte che sovrasta la baia e i resti di una Tomba dei Giganti. Interessante l’idea di un soggiorno in Sardegna nella stagione fredda, per l’affascinante atmosfera del mare d’inverno ritmata dai numerosi appuntamenti che, dalla metà di dicembre fino all’Epifania, animano le piazze e le vie dei centri cittadini. Anche Santa Teresa Gallura propone un calendario ricco di musica, colori, folklore…

Visita al centro storico
La visita al centro storico di santa Teresa si sviluppa attorno alle due piazze principali, Piazza Vittorio Emanuele e Piazza San Vittorio, su cui si riversano le numerose vie disposte a scacchiera. Attraverso Viale Maria Teresa si giunge in Piazza Vittorio dove si eleva la Parrocchiale, dalla semplice struttura e risalente al 1838. Sulla destra si apre la grande e bella Piazza Vittorio Emanuele, sede dei numerosi spettacoli che danno corpo ad un programma di eventi tra i più importanti dell’isola. Questo è il fulcro del paese, affollato da turisti provenienti da ogni parte del mondo, sul quale si affacciano locali e negozi di ogni genere. Prendendo la passeggiata di Via XX Settembre si raggiunge la maestosa Torre Longosardo, edificata nei primi del XVI secolo dagli spagnoli all’interno di un progetto comprendente altre 79 torri che lungo le coste sarde sorvegliavano l’accesso dal mare. Situata in posizione dominante la meravigliosa spiaggia di Rena Bianca, dal 1987 Bandiera Blu d’Europa a testimonianza della purezza del mare che la bagna, la Torre Longosardo è stata restaurata negli anno ’80 ed oggi ospita anche eventi e mostre culturali. Dalla via d’accesso al paese, prendendo a destra per Via del porto, si raggiunge appunto il porto marittimo, allungato lungo un suggestivo fiordo, da dove partono giornalmente i traghetti per l’Arcipelago della Maddalena e per Bonifacio, in Corsica. Inoltre numerose sono le compagnie di navigazione che, a bordo di barche di ogni tipo e per ogni gusto, accompagnano per mare singoli o gruppi, in visita alle meraviglie di questo paradiso naturale. Da qui si accede al Porto Longosardo, un piccolo gioiello che ospita locali e negozi in un contesto scenografico di piacevole impatto visivo. Tra i più moderni ed attrezzati del territorio, il Porto di Longosardo ha una capacità di 750 posti per varie categorie di natanti, fino a 35 metri. Dall’anno 2000 è Bandiera Blu d’Europa, riconoscimento ambientale assegnato dalla FEE (Foundation for Enviromental Education) ai comuni e agli approdi che lavorano per tenere pulite e ben organizzate le aree portuali.

Tomba di Lu Brandali
Particolarmente interessante la visita a questo sito archeologico, che si raggiunge anche a piedi dal centro di Santa Teresa Gallura. Qui vi furono ritrovate le prime inumazioni umane a conferma che questi siti erano utilizzati per le sepolture collettive. La tomba era parte di un ampio complesso nuragico formato da un nuraghe, ancora visibile, e da un villaggio. Il primo monumento che si incontra quando si raggiunge l’insediamento è la Tomba dei Giganti, dove sono stati rinvenuti, oltre ai già detti inumati di entrambi i sessi, due ciotole di terracotta che dovevano essere legate proprio ai rituali di inumazione. Inoltre sono stati rinvenuti alcuni monili di bronzo e ambra, oltre a frammenti di stoviglie in ceramica d’impasto che costituivano i resti delle offerte deposte in onore dei defunti successivamente alla sepoltura. Questi reperti hanno consentito di stabilire il periodo al quale le sepolture si riferivano corrispondente all’età del Bronzo Medio avanzato e all’età del Bronzo Finale. Proseguendo la visita si giunge al nuraghe che sorgeva sull’emergenza granitica che domina il paese. Si individua in questa zona un poderoso bastione, provvisto di diverse torri, a protezione del nuraghe e che ingloba ampi affioramenti di roccia. Più evidente è senz’altro l’accesso all’area fortificata che avveniva attraverso un ingresso monumentale, costruito a ridosso di uno spuntone roccioso al quale l’opera muraria si appoggia. Uno sguardo ora al villaggio che ospitava capanne in muratura, legate a malta di fango. L’interno era costituito da ambienti ampi dove si soggiornava, ed altri più piccoli con funzioni particolari e per piccoli lavori domestici. Si è potuta rilevare, ad esempio, la rudimentale lavorazione della ceramica, che impegnava prevalentemente le donne nella produzione di oggetti di uso quotidiano, quali tegami e spiane per la cottura dei cibi, recipienti idonei alla bollitura dei liquidi, sostegni da fornello ed altri arnesi usati probabilmente per poggiare gli spiedi accanto al fuoco. Nell’area sono stati trovati, insieme a questi materiali, anche ossa di bovini, di ovocaprini, di uccelli, valve di conchiglia, resti di pesce, tale da indurre alla considerazione circa la varietà alimentare degli abitanti di Lu Brandali. Proseguendo verso la parte più alta dell’insediamento nuragico si rimane sbalorditi dalla veduta che si apre davanti agli occhi; lo sguardo spazia dalle prospicienti Bocche di Bonifacio fino alle estensioni di mare aperto verso il Golfo dell’Asinara, quest’ultima ben visibile insieme all’Isola Piana nelle giornate più terse. Ora sta nascendo, adiacente il sito, un museo archeologico, la cui struttura è già terminata, per diventare a breve ideale completamento del sito, oltre ad un ulteriore attrazione culturale di Santa Teresa Gallura.

Capo Testa
Dal centro di Santa Teresa, percorrendo una bella strada panoramica lunga circa cinque chilometri, si raggiunge questo promontorio, caratterizzato da rocce granitiche dalle forme spettacolari, che richiamano a volte animali, altre volte visi umani. Ma è bello anche scrutare queste pietre levigate dal vento e dal mare e scoprire nuove forme, nuovi soggetti, stimolando la propria fantasia, la propria immaginazione. A Capo Testa si notano numerosi resti di cave abbandonate che per primi i Romani sfruttarono per l’estrazione del granito, utilizzato per la costruzione dei loro palazzi nella capitale, come il Pantheon. Capo Testa è collegato alla terraferma da uno stretto istmo i cui fianchi accolgono le spiagge di Rena di Levante, da un lato, e Rena di Ponente-Baia Santa Reparata dall’altro; questi due versanti permettono sempre il mare calmo da uno dei due versanti, in funzione della direzione del vento. Percorrendo fino alla fine la strada che si addentra nel promontorio si giunge al Faro di Capo Testa da dove, a piedi, è possibile seguire uno dei sentieri che degradano a mare, come quello che scende alla spiaggia di Cala Spinosa. Capo Testa è anche una palestra per gli appassionati del free climbing, dai meno esperti ai più capaci. Le aree più interessanti si trovano presso la Valle della Luna, sul massiccio granitico di Punta della Torre, raggiungibile tramite la strada che accede al parcheggio di Rena Ponente, subito dopo l’istmo. Dopo un chilometro circa si devia a destra in corrispondenza di un villaggio turistico, si percorrono altri 200 mt. prima di svoltare ancora a sinistra per un sentiero che in una decina di minuti arriva alla valle. Il lato a mare della punta impegna in un’arrampicata classica e ricca di vie, chiamata Parete della Luna. Questa zona è inoltre nota per essere frequentata da giovani e meno giovani che da anni effettivamente abitano questo tratto di costa, arrampicati su queste rocce che costituiscono la loro “casa”, animati da uno stile di vita alternativo e riconducibile ad una sorta di “figli dei fiori” anni ‘60/’70. Capo Testa offre inoltre un paesaggio sottomarino straordinario, ricco di grotte ed anfratti sui quali crescono gorgonie e, ad una maggiore profondità, anche coralli. Un’immersione tanto semplice quanto suggestiva è quella che dalla sinistra del faro, ad una distanza di un centinaio di metri dalla costa, porta ad una profondità di circa –10, dove si incontra il relitto di una nave incagliata sugli scogli ed affondata negli anni settanta.

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da La Cronaca
Roberto Rossi

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