Sovereto e l'Omphalos

Sovereto e l'Omphalos

misteri in terra pugliese

Spesso nei discorsi di “ogni giorno” si sente pronunciare la parola ombelico, quasi ad indicare il “centrum” di un qualcosa, del mondo, della religione , del pensiero. La parola è di origine greca, Omphalos, ma la sua tradizione e il suo significato è molto più antico e legato a culti e tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi. In questa accezione ”ombelico” rappresenterebbe un centro sacro, luogo ove il “divino” si unisce con il “terrestre”.Il concetto di Omphalos lo troviamo sia nella Bibbia che in molte culture megalitiche, è l’idea di una proiezione in terra di un centro celeste, il “loco” ove dimorano gli dei. In Italia la tradizione degli Omphalos è spesso legata a diversi “massi” rotondeggianti lavorati dall’uomo in epoche remote e appunto connessi alle culture megalitiche. La tradizione delle pietre sacre è molto antica, basti pensare ai miti celtici, la pietra di Fal, o culto delle pietre presente in Oriente, per esempio a Petra ed a Hegra. In molte culture si parla di pietre, lo stesso Graal, simbolo della religione cristiana per alcuni viene definito come “lapis ex coelis”, o ancora il fondatore della Romana Chiesa è “Pietro”, fino a citare la famosa frase del Cristo “la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”. Quasi tutte le civiltà hanno la loro pietra ombelicale o pietra della fondazione.
Una caratteristica di questi massi è che molti di essi presentano delle spaccature, inoltre sono spesso associati alla figura dei Paladini francesi e in particolare ad Orlando. Leggende locali vogliono che Orlando, ormai pazzo per amore, con la sua spada Durlindana spezzava, appunto, con poderosi colpi, queste rocce. Ritorna ,ancora una volta, così, il mito della “spada nella roccia”, ben diverso da quello Arturiano, ma con lo stesso significato di unione appunto tra la terra identificata con la pietra, la stessa Cerere chiamata “Pietra Nera” nelle culture orientali, o ancora Fal dei miti celtici, e il cielo, personificato dalla divinità celtica Duada e la sua spada. Altri studiosi, invece ipotizzerebbero che queste pietre, simbolo di antiche religioni, fossero state, ppunto, “spezzate” da seguaci della nuova religione cristiana che vedevano questi luoghi legati ad entità lontane dal cristianesimo e dunque malvagie. La figura del Paladino, in questo caso Orlando, rappresenterebbe, così, il difensore della religione.
Un’altra ipotesi molto interessante, è quella della “rottura” per mezzo della “magia simpatica”, cioè quando l’antica religione fu sostituita da quella cristiana tutti i suoi simboli si spezzarono. Del resto questa non è una idea completamente nuova, una leggenda medievale narra che quando il Gran Maestro dei templari fu messo al rogo e l’ordine soppresso gli architravi delle chiese dell’ordine si spezzarono a metà.
Gli omphalos, comunque, non sono legati solo alla pietra, spesso essi sono rappresentati da obelischi, menhir, pozzi o da uno stranissimo simbolo, quello della triplice cinta, disegno che ritroviamo in moltissimi punti sacri e rappresentato da tre quadrati concentrici e da dei segmenti che uniscono i punti mediani dei lati. Infatti tali strutture o simboli sarebbero il mezzo stesso per indicare la presenza di un ombelico. Una spiegazione per cosa sian davvero questi centri potrebbe esser desunta dalla teoria dei leys .L’idea nacque negli anni ‘20 in Inghilterra quando Alfred Watkins scoprì che molti siti megalitici erano allineati seconde delle direttrici preferenziali, direttrici successivamente chiamate leys. Oggi si parla di una vasta rete che collega siti megalitici di tutta Europa creando una fitta maglia, una maglia di energie sottili che scorrono all’interno della terra, spesso seguendo corsi d’acqua sotterranei, e che si addenserebbero in punti particolari, appunto gli omphalos.
Omero, per esempio, chiama l’isola di Ogigia l’ombelico del mare, appunto un Omphalos. La narrazione sembrerebbe quasi confermare la teoria delle energie che permetterebbero l’unione con il divino,infatti Ulisse trova sull’isola, appunto, una dea, Calipso, l’elemento femminile, che lo rigenera, lo rinsavisce e finchè Ulisse rimane sull’isola potrà esser immortale.
Una teoria più classica, invece, vuole l’ombelico come “centrum” di una civiltà o semplicemente di una comunità e per ognuna di esse l’omphalos sarebbe la proiezione, sulla terra, dei centri del “sopra” e del “sotto”, dell’elemento Osirideo e di quello Isideo.
Ancora una volta, dunque, troviamo nell’omphalos il simbolo di antichi culti, in particolare di quello ctonio legato alla Vergine bruna , identificata come la terra dalla qualche fuoriescono queste energie che permettono, come nel caso di Ulisse, di avvicinarsi al divino.
Un particolare omphalos, è presente a Sovereto, piccola frazione del comune di Terlizzi, in provincia di Bari, ove si uniscono magie templari, ricordi di antichi culti di Madonne Brune e allineamenti megalitici. Il suo nome sembra avere il significato di “eretto sopra ”, etimologia che fa pensare ad un qualcosa sotto la contrada. La leggenda vuole che nell’anno 1000 un contadino trovasse, in una grotta, una icona della madonna e una lampada accesa. Nacque così, la chiesa di S. Maria di Sovereto. L’icona trovata era quella di una Madonna Nera, la vergine bruna. Il mistero del luogo, però si infittisce, infatti la chiesa di Sovereto ha evidenti simbologie templari, una croce “patente” spunta sotto l’intonaco dell’ospedale eretto dai cavalieri di San Giovanni, sui lastroni di due tombe presenti nella chiesa sono rappresentati cavalieri con le tipiche insegne templari come la croce a coda di rondine sul mantello e sempre la croce templare è presente nell’acquasantiera di destra della chiesa.
Misteriosamente una gettata di cemento ha livellato i gradini di ingresso alla chiesa e gli stessi edifici adiacenti non sono visitabili. In aggiunta a questo altri due simboli misteriosi complicano il quadro generale, infatti ecco visibile su un lastrone oggi usato come panca il simbolo della Triplice Cinta precedentemente descritto .Esso dunque sembrerebbe espressamente indicare la “centralità” e la sacralità del loco. L’idea di “coniunctio” tra mondi diversi la troviamo all’interno della chiesa stessa, ove, proprio vicino alla cripta, è rappresentato un albero, simbolo cosmico, tramite tra cielo, i rami, e terra, le radici. Insomma, il tutto ci fa pensare di trovarci di fronte a quella che Fulcanelli definirebbe una Dimora Filosofale il che non è neanche troppo strano già che in tal loco hanno messo il loro “zampino” gli stessi cavalieri del tempio. La chiesa sembra sorgere dunque su di un nodo geomantico, cosa non difficile da credere soprattutto per i numerosi menhir presenti nella zona, è infatti ancora visibile un allineamento di ben 4 elementi megalitici, un piccolo leys, sicuramente molto più fitto in passato , ma che pian piano l’ignoranza popolare ha distrutto. Nel ‘500 il bosco ove verosimilmente sorgevano tali menhir veniva denominato bosco delle vergini, nome che ci ricorda lontani riti orfici legato appunto alla terra.
Infine sempre legato all’omphalos e al pozzo vi è la leggenda dell’acqua taumaturgica, si narra che sotto la chiesa scorra un fiume e molti testimoni dicono che l’acqua del pozzo vicino alla chiesa ha fatto numerosi miracoli tema che ritroviamo sulla parte esterna della chiesa ove è visibile una lunetta nella quale oltre ad essere rappresentata la madonna vi è anche un uomo che sale i gradini di una scala appoggiata nelle acque. Simbologie templari, centri di energia, acque taumaturgiche, strani menhir: nuovi interrogativi che rendono sempre più intrigante la nostra vecchia Puglia.

di Andrea Romanazzi
Tratto da www.acam.it

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