Sabato santo

Sabato santo

tradizioni piacentine

In tutto il piacentino al sabato santo, quando si slegavano le campane, vi era la consuetudine di bagnarsi gli occhi “per allontanare i malanni". Un altro uso legato allo scioglimento delle campane era quello che i bambini abbracciassero i tronchi degli alberi da frutta perchè dessero ottimi e abbondanti prodotti. Nella Val Tidone e nella Val Chero vi era l'uso di passare di casa in casa a raccogliere le uova cantando il canto rituale della “Galeina Grisa” che iniziava col verso – Oi gh’è chi la Santa pasqua -.

In numerosi paesi del territorio nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio è tuttora viva la tradizione di celebrare l'avvento del mese di maggio. Si tratta di una festa ancora diffusa in numerosi paesi europei. Protagonisti erano gli alberi e i fiori da un lato e dall'altro un rito stagionale che celebrava la lotta fra Inverno e Primavera con la vittoria di quest'ultima. Ormai mutata nei modi e nelle forme questa ricorrenza viene ancora celebrata nella nostra provincia nei centri di Marsaglia, Pianello e Vernasca). Qui infatti permane la tradizione che un corteo di persone, accompagnato dal suono della fisarmonica intoni un particolare canto rituale di questua recandosi di casa in casa e invitando i proprietari ad offrire uova, cibi e bevande che saranno poi destinati a rifornire il pranzo che concluderà la festa.

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