Itinerario religioso a Scalea

Itinerario religioso a Scalea

Madonna del Lauro, San Nicola in Plateis, Santa Maria d'Episcopio

Più che le ultime chiese costruite, per l'esattezza Santissima Trinità e S. Giuseppe Lavoratore, comunque da visitare, meritano soprattutto, se non altro per la storia, le seguenti chiese:

Madonna del Lauro
Nella II metà del secolo scorso fu edificata la chiesa della Madonna del Lauro. Fu costruita all'estrema periferia di allora del paese, attaccata al muro di cinta del secondo cimitero di Scalea. Il cimitero in seguito fu trasferito altrove e sul posto fu edificato l'attuale palazzo dell'istituto di suore "Madre Maria Clarac".

San Nicola in Plateis (Don Giacomo Benvenuto)
La parte bassa del centro storico è sovrastata dall'imponente struttura della Chiesa di sotto,dedicata a San. Nicola di Platea. La chiesa di S. Nicola di Platea è molto antica.
Le prime strutture risalgono all'VIII sec. La chiesa ha nell'abside resti di costruzione gotiche e nella parte inferiore la cripta dell'Addolorata, con volte a crociera rette da colonne.
La cripta è dotata di statue e coro lignei del sec. XVII donati dal principe di Scalea. Inoltre all'entrata della cripta una lapide ricorda che lì riposano le ossa del filosofo Gregorio Caloprese morto nel 1715 all'età di 61 anni. Al di sotto della cripta si conserva un imponente ossario. Il sotterraneo della chiesa per secoli è stato l'unico luogo di sepoltura per gli abitanti della parte bassa del paese. Solo in caso di epidemie la sepoltura avveniva altrove.
Nella chiesa di S. Nicola in una tomba monumentale è sepolto anche Ademaro Romano, grande ammiraglio della flotta angioina, nato a Scalea e morto nel 1344. Il sepolcro, opera della scuola di Tino da Camaino, si trova nella cappella di S. Caterina.
Nella stessa cappella si conserva una bifora di architettura medioevale, che faceva parte del cenotafio fatto erigere da Roberto "il saggio" in onore di Ruggiero di Lauria. Il monumento funerario andò distrutto durante il terremoto del 1683 che colpì la Calabria settentrionale.
Verso la metà del sec. XIV si ebbe un ampliamento della chiesa come fa pensare un'indulgenza del 1345 di papa Clemente VI. Le indulgenze, infatti, erano concesse, allora, a chi contribuiva alla costruzione o ampliamento di chiese. Verso la metà del sec. XV la chiesa fu ancora restaurata. Per questo motivo il vescovo Soare ottenne una particolare indulgenza dal papa Callisto III, con la bolla del 18 novembre 1455. Dopo gli ampliamenti e restauri la chiesa diventò uno dei più significativi monumenti quattrocenteschi.
Nel 1510 la chiesa di San Nicola fu elevata ad arcipretura della diocesi di Cassano.
Nella metà del sec. XVI la chiesa di S. Nicola subì il saccheggio degli uomini del Saraceno Dragut. I saraceni aprirono il sarcofago, danneggiandolo, di Adimaro Romano e rubarono la spada del defunto. Portarono via inoltre una campana d'argento e dopo aver preso altri oggetti sacri di valore raggiunsero le altre imbarcazioni. L'imbarcazione su cui si trovava la campana d'argento rubata naufragò sugli scogli della "Giumenta", prima di superare Capo Scalea. La nave e la campana d'argento finirono così in fondo al mare. Una delicata tradizione vuole che il giorno di S. Nicola, il 6 dicembre, la campana suoni dal fondo del mare. Però la possono sentire solamente i puri e gli innamorati. Nel sec. XVIII un incendio distrusse l'archivio parrocchiale di S. Nicola di Platea, d'inestimabile valore storico. In seguito alle strutture della chiesa furono apportati sostanziali rifacimenti.
Nel corso dell'ultima guerra, nell'agosto del 1943, una cannonata della flotta anglo-americana distrusse la parte alta dell'antico campanile costruito in tufo, e la secolare campana grande. A causa dello stesso bombardamento aereo-navale andarono distrutti l'antichissimo organo a canne e una fonte battesimale in marmo, pregevoli opere del sec. XVII.
Verso il 1947 fu costruito il campanile e "intonacato" tutta la chiesa, che perse così l'antico, suggestivo, originario aspetto.

Santa Maria d'Episcopio (la chiesa di sopra)
Nella parte del centro storico svetta il campanile della chiesa di Sopra, dedicata a S. Maria d'Episcopio. Il suono delle campane della chiesa di Sopra, per secoli, ha accompagnato il ritmo degli avvenimenti più importanti degli abitanti di Scalea.
La chiesa, meglio conosciuta come "Madonna del Carmine", è ricca di monumenti e opere d'arte. La Madonna del Carmine è la patrona di Scalea e si festeggia il 15 e 16 luglio di ogni anno.La mattina del 16 luglio il sindaco, a nome della cittadinanza, offre un "cero"Votivo alla Madonna. Il giorno della festa La statua della Madonna è portata in processione per le vie principali del paese. Partecipano alla processione donne con le "cinte" portate sul capo. La cinta è formata da un telaio in legno, riccamente addobbata, predisposta per reggere i ceri votivi.
La Madonna del Carmine fu proclamata patrona e protettrice di Scalea il 7 marzo del 1875, dopo un'epidemia di colera. La confraternita carmelitana era stata fondata già nel 1806. L'anno dopo ebbe l'indulgenza del papa Paolo V con bolla del 1° aprile.
In occasione del centenario della proclamazione il popolo di Scalea offrì alla Madonna una corona d'oro. L'oro offerto dalla popolazione fu fuso in piazza vecchia, all'aperto, presenti tutti i fedeli, con una particolare cerimonia. Il primo nucleo della chiesa Madonna del Carmine risale all'VIII sec. Periodo questo di maggiore attività dei monaci Basiliani nella zona, conosciuta con il nome di Mercurion.
In questi anni la chiesa fu anche sede episcopale o almeno di corepiscopi, gli ausiliari dei vescovi. In questa epoca, infatti, la chiesa, già dedicata a S. Maria Annunziata, prese il nome di S. Maria d'Episcopio: Inoltre vicino alla chiesa resta un edificio signorile, con pseudo loggiato normanno, che per tradizione è indicato come il "palazzo del Vescovo".
In epoca normanna la Chiesa fu notevolmente ingrandita e affidata ai Benedettini di Cava dei Tirreni che la possedettero dal 1149 al 11452. Questo perché con l'avvento dei normanni le chiese di rito bizantino dovettero latinizzarsi. Molti monasteri greci, pertanto, furono affidati ai monasteri latini. Il superbo finestrone absidale della chiesa è appunto una testimonianza di questo periodo.
La chiesa nel 1554 subì il saccheggio dei saraceni di Dragut. Anni dopo fu ampliata e abbellita. Altri rifacimenti sostanziali furono apportati alle strutture della chiesa nei secoli XVIII e XIX.
Nel 1971 un fulmine ha distrutto l'orologio del campanile installato nel 1921 in sostituzione di uno più antico. Nel 1976 sono iniziati nella Chiesa lavori di restauro.

da www.scalea.it

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