Gioi Cilento

Gioi Cilento

da visitare la Chiesa della Madonna del Rosario e tanto altro

Centro agricolo del Cilento interno, sorge su una collina di quasi 700 mt, sottostante la catena Serra, nella Media valle dell’Alento. Si affaccia su due valloni che confluiscono nella pianura della Selva dei Santi.
Su questa cima gli Enotri elevarono una delle loro fortezze, rifugio che andò a far parte della “Chora” di Velia.
Le prime notizie si hanno nel 1034 e si crede che l’ attuale centro abitato abbia avuto origine intorno ad una fortezza longobarda nel sec. VII.
Su una montagna tra Gioi e la frazione Cardile, tra l'VIII e il X sec., venne probabilmente costruita una Laura basiliana ad opera dei monaci italo-greci, chiamata, ancora oggi, "la Laura", in riferimento proprio all'antico villaggio.
Il prestigio di Gioi aumentò in età normanna, quando divenne dopo Monteforte e Magliano, il terzo baluardo difensivo della Rocca di Novi.
Nel medioevo fu costruita un’imponente cinta muraria, ricca di torri circolari e quadrangolari, ancora visibili in più punti, che culminava con un castello.
L’ingresso al paese era consentito da sette porte di cui solo un’ancora esistente, Portanova. Questa porta, oggi denominata Porta dei Leoni, ha alla base due leoni sdraiati ed un leoncino sui quali s’innalzano due alti pilastri scanalati di pietra compatta, originariamente sormontati da un architrave.
L’antico castello, sui cui ruderi si è ricavato un giardino pubblico.
Nel XIII secolo, la peste colpì Gioi, sviluppandosi con tale furia e riducendo la popolazione da 18.000 abitanti ad appena 3.000.
Verso la metà del sec. XVI scomparvero alcuni casali, tra cui quello di Teano e Casalicchio a causa delle scorribande compiute da Barbarossa, capo dei Saraceni, che dai lidi tirreni si spostava con rapace violenza verso le zone interne del Cilento. Si suppone che proprio gli abitanti di questi casali, costretti a riparare altrove, costruirono un nuovo nucleo abitativo: Cardile.
Nel 1552 la Baronia si frantumò in tanti piccoli feudi governati dai baroni. Anche a Cardile i baroni Siniscalchi fecero valere sulla popolazione i cosiddetti "iura francorum", tra i quali il diritto di prima notte abolito per mano di un antenato della famiglia D'Elia con l'uccisione del locale barone.
Da vedere la Chiesa Parrocchiale di S. Nicola a Cardile, risalente al XIV secolo, a tre navate con un altare maggiore in marmo proveniente dalla Chiesa del Monastero; la Cappella della Madonna della Porta a Gioi, edificio romanico ogivale, conserva nell'abside preziosi dipinti del 1200; la Chiesa Parrocchiale di S. Eustachio a Cardile, risalente al XIV secolo, su due navate, custodisce il settecentesco organo opera di Carelli ed i preziosi dipinti di Mario Romano, raffiguranti il Buon Pastore ed i quattro evangelisti sul soffitto della navata centrale e la vita della Madonna sul soffitto della navata laterale ed il Convento di San Francesco a Gioi inaugurato il 12 ottobre del 1466.